Presentato il 30 giugno a Salerno, ospitato nel Gran Salone dei Genovesi della Camera di Commercio, il Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, giunto alla sua ottava edizione, redatto dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec.
APPROFONDIMENTI:
VIII Rapporto Bioeconomia - Sintesi
VIII Rapporto La Bioeconomia in Europa - Report completo
IL RUOLO DELLA BIOECONOMIA NELL'ATTUALE CONTESTO ECONOMICO
La pandemia causata dal Covid-19 e lo scoppio del confitto in Ucraina hanno reso ancora più evidente la necessità di ripensare il modello di sviluppo economico in una logica di maggiore attenzione alla sostenibilità e al rispetto ambientale.
In questo contesto il ruolo della Bioeconomia, ovvero il sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, per la produzione di beni ed energia, è molto rilevante: la sua natura fortemente connessa al territorio, la sua capacità di creare filiere multidisciplinari integrate nelle aree locali e di restituire, grazie a un approccio circolare, importanti nutrienti al terreno la pongono come uno dei pilastri del Green New Deal lanciato dall’Unione europea, al centro anche di molti progetti del PNRR italiano.
In questo scenario la quantificazione e l’analisi approfondita delle filiere della Bioeconomia diventano elementi importanti per scelte di politica economica mirate e consapevoli dei cambiamenti in atto.
Gregorio De Felice, Intesa Sanpaolo
“In un contesto reso ancora più complesso dalla guerra in Ucraina, occorre accelerare sul piano della sostenibilità ambientale. La Bioeconomia può rappresentare una risposta importante in questa direzione, in particolare per le regioni del Mezzogiorno, che possono contare su una buona specializzazione in questi settori e su un elevato potenziale innovativo. Sono numerose le start-up della Bioeconomia nelle regioni meridionali, a cui si è recentemente affiancato l'acceleratore Terra Next a Napoli. La natura metasettoriale che caratterizza la Bioeconomia richiede il coinvolgimento di attori diversi: proprio per questo, la Direzione Studi e Ricerche ha voluto formalizzare la collaborazione con il cluster SPRING per proseguire e sviluppare ulteriormente il percorso di analisi e approfondimento sul comparto”.
Catia Bastioli, AD Novamont e Presidente Cluster SPRING
“In questo contesto di estrema vulnerabilità in cui la crisi del cambiamento climatico rischia di continuare ad alimentare la crisi energetica e delle materie prime, dobbiamo togliere ogni alibi e far scattare un’accelerazione senza precedenti verso una vera transizione ecologica. Si tratta di riconoscere il valore sistemico della bioeconomia circolare, il suo potenziale rigenerativo, i suoi bioprodotti come catalizzatori del cambiamento, le sue bioraffinerie in grado di sfruttare residui e by-products e di produrre bioenergia, nonché la sua capacità di diminuire l’utilizzo di risorse non rinnovabili, massimizzando l’efficienza e la sostenibilità delle risorse rinnovabili. Dobbiamo giocare adeguatamente la partita europea per valorizzare e non sprecare quanto costruito fino ad oggi dal nostro Paese, consapevoli che ogni soluzione non può che passare attraverso il lavorare insieme, costruendo ponti e non muri tra settori ed anime diverse e imparando a fare di più con meno.
Bastioli ha poi aggiunto: “La bioeconomia circolare è un settore altamente multidisciplinare, che richiede un grande sforzo individuale e collettivo. La creazione di alleanze e di partnership strategiche rappresenta un elemento essenziale per contribuire alla creazione di una cultura condivisa sul tema. Per questo, come Cluster SPRING siamo davvero felici di continuare a collaborare con la Direzione Studi di Intesa Sanpaolo alla realizzazione di iniziative di analisi e ricerca che ci permetteranno di raccontare e diffondere il potenziale strategico e rigenerativo della bioeconomia circolare in termini di ricadute ambientali, economiche e sociali.”
Elena Sgaravatti, Vice Presidente Assobiotec
“La bioeconomia circolare è oggi un paradigma imprescindibile per evitare sprechi e valorizzare gli scarti. Dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità, le crisi che stiamo affrontando sono le conseguenze dirette di un modello economico che è rimasto lo stesso dagli albori della rivoluzione industriale. Occorre ripensare profondamente il modo in cui si crea valore, allontanandosi dall'economia lineare, sostanzialmente estrattiva. Necessario un profondo cambiamento trasformativo: abbiamo bisogno di un'economia circolare e rigenerativa su larga scala in piena coerenza con l’approccio “One Health” che oggi ormai tutti riconosciamo come indirizzo strategico per una crescita sostenibile. All’interno di questo meta settore, le biotecnologie hanno certamente un ruolo straordinario e sono lo strumento per lo sviluppo di un’economia prospera, sostenibile e rispettosa dell’ambiente, per produrre di più con meno. Mai come in questo momento è dunque necessario e urgente riportare all’attenzione dei decisori questo nuovo paradigma, promuovendo la definizione di piani d’azione che possano tradurre l’enorme potenziale presente da Nord a Sud dell’Italia in applicazioni innovative e sostenibili nell’industria così come nell’agricoltura”.
LA SINTESI DEI DATI DELL'VIII RAPPORTO SULLA BIOECONOMIA
• Nel 2021 la Bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche, inclusi gli scarti, come input per la produzione di beni ed energia, ha confermato la sua rilevanza, generando in Francia, Germania, Spagna e Italia un output pari a circa 1.500 miliardi di euro, occupando oltre 7 milioni di persone.
• La Bioeconomia conferma una elevata resilienza: dopo aver subito meno del complesso dell’economia l’impatto della pandemia nel corso del 2020, l’insieme dei settori della Bioeconomia ha registrato un significativo incremento lo scorso anno.
• In Italia nel 2021 la Bioeconomia ha registrato un rimbalzo dell’output pari al 10,6%, diffuso a tutti i settori, recuperando pienamente il terreno perso e raggiungendo 364,3 miliardi di euro, circa 26 miliardi di euro più del 2019. Stabile l’occupazione a 2 milioni di persone.
• Dopo un primo trimestre 2022 ancora caratterizzato da una buona evoluzione, lo scoppio della guerra in Ucraina ha reso lo scenario in cui si muovono le imprese ben più complesso. I rincari dei costi e le difficoltà di approvvigionamento degli input energetici e agricoli avranno un impatto significativo per alcuni comparti della Bioeconomia (agricoltura, pesca, carta e prodotti in carta in particolare).
• Occorre accelerare verso l’adozione di processi produttivi più efficienti sul piano energetico, la produzione diffusa di energia elettrica da fonti rinnovabili ma anche e soprattutto sul riutilizzo delle materie prime seconde, in un’ottica circolare e locale. Le imprese della Bioeconomia evidenziavano prima della crisi Covid 19 un buon posizionamento da questo punto di vista, ma il potenziale resta elevato.
• Le imprese della Bioeconomia potranno contare sulla significativa attenzione sia a livello Europeo (4 settori sono già pienamente inclusi nella Tassonomia europea per la finanza sostenibile) sia a livello nazionale (la nuova programmazione 2021-2027 del Fondo di Sviluppo e Coesione – FSC- attribuisce un ruolo importante alla Bioeconomia).
• L’elevata innovatività della Bioeconomia è confermata dall’aggiornamento del censimento delle start-up innovative del settore: si tratta di circa 1000 soggetti, tendenzialmente più capitalizzati e con una maggiore frequenza di capitale umano qualificato, elevate spese di R&S e brevetti, fattori importanti per delineare il loro potenziale percorso di sviluppo.