IN PRIMO PIANO - La giapponese Takeda sceglie l'Italia per un investimento triennale da quasi 300 milioni

30 marzo 2022 - L'annuncio del piano di sviluppo in Italia è certamente un importante segnale di fiducia da parte di un colosso della biofarmaceutica verso il nostro Paese. Serve ora che l'Italia prema l'acceleratore verso un’industria biofarmaceutica riposizionata sulla frontiera dell’innovazione e serve attrarre nuovi siti produttivi e di ricerca.

Takeda, biotech con casa madre in Giappone e due sedi produttive a Rieti e a Pisa con 1100 dipendenti sul territorio nazionale, ha annunciato ieri di aver scelto il nostro Paese per un investimento triennale da 275 milioni finalizzato ad aumentare del 100% la capacità produttiva entro il 2025 e a far crescere la forza lavoro di ulteriori 150 unità.  
In particolare 100 milioni di euro serviranno all'acquisto e all'installazione di nuovi macchinari nello stabilimento di Rieti. 17,4 milioni sono indirizzati allo stabilimento di Pisa per la costruzione di una linea all'avanguardia destinata alla produzione di albumina e per la realizzazione di un innovativo laboratorio di controllo qualità. Gli ulteriori 180 milioni serviranno per migliorare l'efficienza, l'infrastruttura e la sicurezza aziendale ma anche la sostenibilità ambientale.

L'annuncio del piano di sviluppo in Italia è stato fatto da Massimiliano Barberis, AD di Takeda Manifacturing Italia e da Annarita Egidi, AD di Takeda Italia alla presenza dell'ambasciatore giapponese, di Giovanni Tria, oggi alla guida della Fondazione Enea  Tech e Biomedical e con gli interventi dei Ministri Di Maio e Giorgetti.  

Certamente una buona notizia e un importante segnale di fiducia da parte di un colosso della biofarmaceutica verso il nostro Paese. Un piano che ci auguriamo possa rappresentare solo un primo esempio di investimento nel sistema produttivo nazionale che, lo abbiamo ribadito più volte, sconta una serie di punti di debolezza.

L'INDUSTRIA DEL FARMACO E IL NODO DELLA PRODUZIONE INNOVATIVA


La produzione nazionale avviene, infatti, oggi, in parte importante, in stabilimenti datati. Ciò anche perchè ottenere le necessarie autorizzazioni per l'apertura di nuovi stabilimenti o anche solo per il "revamping" di quelli esistenti, magari aumentandone la capacità, è vincolato a processi decisionali che, a tutti i livelli, sono estremamente lenti. Non solo, la produzione nazionale attuale è fortemente tributaria di farmaci off patent e quindi a minor valore aggiunto e basata su principi attivi in larga parte di sintesi chimica e per questo replicabili con minori difficoltà in aree del mondo con costi produttivi decisamente più bassi.

LE RICHIESTE DEL COMPARTO BIOTECH NAZIONALE


Così il Presidente Palmisano sul tema della produzione: "Bisognerebbe muoversi per tempo nella direzione che ci indica l’evoluzione dello scenario mondiale: produzione biotecnologica, anticorpi monoclonali, proteine ricombinanti, vaccini, terapie avanzate, ingegneria genetica, tecnologie CAR-T e CRISPR, gene editing, etc. Quando le produzioni più tradizionali e con margini meno remunerativi si sposteranno verso Paesi a più basso costo del lavoro, l’Italia deve trovarsi pronta ad affrontare le nuove sfide, facendo leva sulle eccellenze delle proprie maestranze e sull’esistenza di un tessuto e di una cultura produttivi di primo livello. Per poter produrre farmaci innovativi ci vogliono “macchine” diverse e vanno impiantati processi produttivi diversi da quelli standard. Per essere pronti ad accogliere e mantenere queste produzioni in Italia occorre prima investire in tecnologia e creare le condizioni di incentivi che spingano le aziende ad investire in innovazione. E bisogna, parallelamente investire sulle competenze degli addetti spingendo verso una evoluzione delle competenze attraverso accordi con le Università e centri di ricerca e facendo crescere i profili tecnici nuovi necessari a controllare i processi digitali."

QUALCHE DATO SULLA PRODUZIONE FARMACEUTICA NEL NOSTRO PAESE


- I dati EFPIA confermano che il Paese ha perso la propria posizione di leadership nella produzione farmaceutica in Europa (guadagnata nel 2017). L’Italia è ora al terzo posto dopo Francia e Germania (dati 2019) 

- Sempre i dati EFPIA indicano il nostro Paese con una forte produzione conto terzi (2,07 miliardi di euro vs 1,95 miliardi della Germania e 1,72 miliardi della Francia)

- Con riferimento all’export nei primi 9 mesi del 2020, dati del Sistema Informativo ExportPlanning, mostrano che il settore farmaceutico ha registrato un aumento tendenziale delle esportazioni a livello italiano prossimo al +10% nei valori in euro (in linea con la dinamica media della domanda mondiale del settore).


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