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Le biotecnologie rappresentano uno dei principali livelli di innovazione della bioeconomia circolare , un sistema che valorizza le risorse biologiche - terrestri e marine - e le materie prime seconde (come scarti di produzione o materiali derivati dal riciclo), trasformandole in input per la produzione alimentare, industriale ed energetica. 
La bioeconomia è, per sua natura, resiliente e innovativa ed è riconosciuta come un pilastro strategico sia a livello europeo che nazionale. 
Nel dicembre 2024 , l'Italia ha approvato il Piano di Implementazione 2025-2027 della Strategia Nazionale per la Bioeconomia , con obiettivi ambiziosi: +15% di crescita di fatturato e occupazione entro il 2027 con superamento dei 503 miliardi di euro di output e dei 2,3 milioni di addetti. 
Anche a livello globale, le prospettive sono rilevanti: secondo un recente rapporto McKinsey, fino al 60% degli input economici globali potrebbe provenire da processi biologici. Inoltre, secondo lo stesso studio, l'adozione di biosoluzioni può contribuire a una riduzione delle emissioni di CO₂ fino all'8%, dando un contributo concreto agli obiettivi climatici. 
Le principali applicazioni biotecnologiche nella bioeconomia sono in campo agricolo (TEA per colture sostenibili, biofertilizzanti e biostimolanti), industriale e ambientale (processi di fermentazione, biomateriali, bioenergie, biorisanamento, chimica verde). 

Secondo quanto rilevato da un'analisi Assobiotec, la quota biotech della categoria "Biotech per la bioeconomia" (considerato come somma fra le macrocategorie "Agroalimentare e zootecnia" e "Industria e ambiente" nelle sue componenti tradizionali e innovativa) ha generato in Italia, nel 2023, un fatturato di oltre 30 miliardi di euro. Quasi 24 nella categoria "Agroalimentare e zootecnia" e oltre 6 nella categoria "Industria e ambiente"
La popolazione delle imprese attive conta complessivamente 4.492 aziende (3.404 nella categoria "Agroalimentare e zootecnia" e 1.088 nella categoria "Industria e ambiente") con una forte polarizzazione territoriale. Il 47% delle realtà è, infatti, nel Nord Italia, il 27% nel Sud e nelle Isole e il 26% al Centro. La Lombardia è la regione leader con il 18,7% nell'agroalimentare e il 45,6% nell'industria ambientale. 
L'analisi della classe dimensionalerileva una forte predominanza di microimprese (55%), seguite da grandi (19%), piccole (18%) e medie (8%). 
Gli addetti impiegati nel "Biotech per la bioeconomia" sono oltre 52.400 (40.012 nella categoria "Agroalimentare e zootecnica" e 12.399 nella categoria "Industria e ambiente").

Verso una nuova "rivoluzione industriale"

Le biotecnologie sono una delle principali leve innovative della bioeconomia, intesa come sistema che utilizza le risorse biologiche terrestri e marine, così come la materia prima seconda (scarti di produzione o di materie derivanti da processi di riciclo), come input per l’alimentazione, la produzione industriale e di energia. 

Le principali applicazioni biotecnologiche nella Bioeconomia sono nell'area della Agricoltura e dell'Industria e Ambiente.

Un rapporto dell'OCSE, intitolato “The Bioeconomy to 2030: designing a policy agenda” attribuisce alla bioeconomia la capacità di imprimere una vera e propria spinta propulsiva verso una nuova "rivoluzione industriale", che, a partire dalla ricerca nel campo delle materie prime rinnovabili, può permettere di innovare settori maturi come quelli delle materie prime, della produzione di energia e intermedi, garantendo una sostenibilità ambientale, economica e sociale nel lungo termine del sistema economico mondiale.

 L’Europa in questo scenario si sta già muovendo.

Il modello di crescita che l’Unione Europea propone si focalizza sempre più sulla gestione, sulla produzione e sull’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili, attraverso l’aiuto delle scienze, delle biotecnologie e l’integrazione con altre tecnologie. L’Unione Europea è convinta della necessità di imprimere una forte accelerazione, poiché la bioeconomia possiede tutte le potenzialità necessarie ad affrontare molte delle sfide prioritarie per il futuro degli europei: dalla sicurezza alimentare al fabbisogno energetico e alla riduzione dell’impatto ambientale proveniente da agricoltura e industria, dalla fornitura di cibo sano a costi accessibili all’incentivazione dello sviluppo costiero e rurale, dalla lotta ai cambiamenti climatici al raggiungimento dell’obiettivo di zero rifiuti in discarica.

Stato dell'arte della Bioeconomia in Italia

Nel 2023 l’insieme delle attività connesse alla Bioeconomia in Italia ha generato un valore della produzione pari a 437,5 miliardi di euro, 9,3 miliardi in più rispetto al 2022, occupando circa due milioni di persone.

La vitalità della Bioeconomia in Italia è testimoniata dalle 808 start-up innovative censite nel 2023, pari al 6,6% del totale delle imprese iscritte all’apposito Registro. La maggior parte delle start-up innovative della Bioeconomia, diffuse lungo tutta la penisola, è concentrata nel settore della R&S (45%), seguita dall’agri-food (25%).

Per approfondimenti: 

Rapporto "La bioeconomia in Europa", Intesa Sanpaolo, Cluster Spring, Assobiotec

La strategia nazionale sulla bioeconomia

Nel 2017 con la Strategia Nazionale sulla Bioeconomia l’Italia sottolinea l’importanza della ricerca e dell’innovazione per aumentare la produttività, la qualità dei prodotti e la sostenibilità di ogni settore che compone la bioeconomia.

La Strategia Nazionale sulla Bioeconomia è stata aggiornata in accordo con la nuova strategia adottata dalla Commissione UE nell’ottobre 2018 e con le priorità individuate nell’ambito del nuovo programma quadro della ricerca europea Horizon Europe 2021-2027, nonché con i nuovi investimenti previsti dall’Impresa Comune per le Bioindustrie (BBI JU) per lo sviluppo di un settore industriale sostenibile basato sulla bio-based in Europa.

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