#RAREDISEASEDAY - Malattie rare: le priorità dell'industria biofarmaceutica

23 febbraio 2023 - Prosegue il nostro speciale sulle Malattie Rare in occasione del Rare Disease day, celebrato in tutto il mondo il 28 febbraio 2023. Dopo la prima parte "Malattie rare: a che punto siamo?", parliamo oggi di screening neonatale, di accesso alle cure, di terapie domiciliari e di una recente e importantissima novità per il mondo dei malati rari: l’approvazione del Piano Nazionale Malattie Rare.

Prosegue il nostro speciale sulle Malattie Rare in occasione del Rare Disease day, celebrato in tutto il mondo il 28 febbraio 2023. Dopo la prima parte "Malattie rare: a che punto siamo?" in cui ci siamo concentrati sul difficile percorso di una persona affetta da malattia rara e sullo stato dell'arte dal punto di vista legislativo, parliamo oggi di screening neonatale, di accesso alle cure, di terapie domiciliari e di una recente e importantissima novità per il mondo dei malati rari: l’approvazione del Piano Nazionale Malattie Rare. Un traguardo lungamente atteso, un concreto passo in avanti.

Finalmente il nuovo Piano Nazionale Malattie Rare

Proprio a pochi giorni dal Rare Disease day, il Comitato Nazionale Malattie Rare (CoNaMr) ha licenziato il tanto atteso Piano Nazionale Malattie Rare (PNMR) 2023-2025, che era scaduto nel 2016. “Abbiamo scritto insieme una bella pagina di storia per le malattie rare”, ha commentato il Sottosegretario alla Salute con delega alle malattie rare, Marcello Gemmato, al termine della riunione del CoNaMr, che si è tenuta il 21 febbraio presso il Ministero della Salute. “Il Piano è il frutto di tanto lavoro e della tenacia di tutte le istituzioni, dei clinici, delle associazioni di pazienti e dei soggetti competenti in malattie rare che compongono il CoNaMr, e l’accelerazione data ai lavori per la sua approvazione testimonia l’attenzione che il Governo ha nei confronti delle persone con malattia rara e dei loro caregivers”, ha proseguito Gemmato.

“L'orizzonte temporale che si è dato questo esecutivo consentirà di mettere a terra le azioni previste dal Piano e di testarne l’efficacia, con un monitoraggio costante e puntuale. Già nei prossimi mesi ci impegniamo a lavorare sull’aggiornamento del Piano, per arrivare pronti alla prossima scadenza prevista fra tre anni. Ora è importante trovare le risorse necessarie a dare piena attuazione a quanto dettagliato nel Piano, che affronta in modo diretto e preciso gli obiettivi su diagnosi, trattamenti, formazione e informazione per migliorare il più possibile la qualità di vita delle persone con malattia rara”, ha poi evidenziato il Sottosegretario.

Tanti i commenti su questo importante traguardo lungamente atteso

“Questo piano ha diversi elementi che potranno migliorare la qualità di vita della nostra comunità”, ha dichiarato Annalisa Scopinaro, Presidente di Uniamo - Federazione Italiana Malattie Rare. “Siamo fiduciosi che il Comitato lavorerà sulle prossime sfide con l’armonia e la determinazione che hanno contraddistinto il precedente gruppo, e che il Sottosegretario Gemmato accompagnerà i lavori con l’attenzione che ha sempre dimostrato verso le malattie rare”.

L’aggiornamento del PNMR era un atto molto atteso, ha sottolineato Ilaria Ciancaleoni Bartoli, Direttore di O.Ma.R - Osservatorio Malattie Rare. “L’auspicio è che ora, grazie all’attenzione del nuovo esecutivo verso il mondo delle malattie rare e, in particolar modo, all’impegno del Sottosegretario Gemmato, l’attuazione del Piano proceda spedita e sia accompagnata da risorse economiche adeguate, perché non dimentichiamolo: le persone con malattia rara non sono pazienti di serie B”, aggiunge Ciancaleoni Bartoli.

“L’approvazione del Piano Nazionale Malattie Rare rappresenta un grande passo in avanti in linea con le priorità europee e internazionali in tema di malattie rare, in particolare per quanto riguarda la parte dedicata alla ricerca alla quale abbiamo contributo per nostra competenza” ha commentato Francesca Pasinelli, Direttore Generale di Fondazione Telethon, che ha collaborato in maniera proattiva con le istituzioni affinché venisse raggiunto questo importante risultato. “Abbiamo fortemente voluto che il Piano avesse un’impostazione concreta perché riteniamo che la condivisione di un metodo sia cruciale per realizzare gli avanzamenti auspicati. Siamo fiduciosi che nei prossimi anni potranno essere compiuti ulteriori passi in avanti anche in termini di cronoprogramma e stanziamento dei fondi dedicati alla ricerca”.

I commenti e le priorità dell’industria biofarmaceutica

Per Fulvia Filippini, co-coordinatrice del Gruppo di lavoro Farmaci Orfani e Malattie Rare di Assobiotec, nonché Director, Country Public Affairs Head Italy & Malta presso Sanofi Italia, sono “davvero ottimi i recenti segnali arrivati dalle istituzioni: tra tutti, la recente approvazione del Piano Nazionale Malattie Rare a ridosso del Rare Disease day, grazie anche alla determinazione del Sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, rappresenta un risultato molto importante non solo per le persone con malattia rara e le loro famiglie, ma anche per tutti i soggetti – pubblici e privati - coinvolti in questo ambito. Si pensi, poi, alla ricostituzione di due gruppi interparlamentari dedicati alle malattie e ai tumori rari, e alla delega specifica al Sottosegretario Gemmato. Non da ultimi i tanti progetti pilota in diverse regioni per l’allargamento del panel dello screening neonatale esteso, speriamo precursori di un allargamento su scala nazionale”, aggiunge Filippini.

“L’atto più atteso è stato, evidentemente, il nuovo Piano Nazionale delle Malattie Rare che finalmente ha visto la luce pochi giorni fa. È senza ombra di dubbio uno dei più importanti segnali che si potesse dare ai pazienti e alle loro famiglie, ma anche ai medici e a tutti i professionisti impegnati in questa grande sfida di migliorare la condizione delle persone affette da malattia rara”, sottolinea Anna Chiara Rossi, co-coordinatrice del Gruppo di lavoro Farmaci Orfani e Malattie Rare di Assobiotec, e VP & General Manager Italy presso Alexion, AstraZeneca Rare Disease. “È un grande traguardo, un atto davvero importante perché, solo per fare un esempio, significa avere nuove linee guida sul trattamento delle varie patologie rare, una migliore organizzazione delle reti delle malattie rare che mira a contrastare la disomogeneità di accesso ai trattamenti sul territorio nazionale. Ma questo è solo un passo”, continua Rossi.

Secondo le coordinatrici del Gruppo di lavoro Farmaci Orfani e Malattie rare di Assobiotec, infatti, è fondamentale che le istituzioni diano seguito con urgenza a diverse previsioni del Testo Unico Malattie Rare. “Oltre alla veloce implementazione del PNMR, dal nostro osservatorio i punti sui quali è strategico focalizzare fin da subito l’attenzione sono il rapido aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), l’accesso omogeneo e tempestivo alle terapie su tutto il territorio nazionale, un coinvolgimento presso tutte le sedi istituzionali delle associazioni industriali di settore come portatori di interessi”, precisa Fulvia Filippini. “Così come proseguire con la politica degli incentivi in tema di ricerca per le malattie rare, procedere con l’aggiornamento del panel degli screening neonatali e confermare la possibilità per i pazienti di poter continuare ad usufruire dell’home therapy.

Fulvia Filippinico-coordinatrice del Gruppo di lavoro Farmaci Orfani e Malattie Rare di Assobiotec, nonché Director, Country Public Affairs Head Italy & Malta presso Sanofi Italia (fonte: sito Sanofi)

 

Aggiornare il panel degli screening neonatali

I Livelli Essenziali di Assistenza sono stati aggiornati nel 2017, ma si attende ancora la loro applicazione effettiva, possibile solo a partire dall’approvazione del nuovo Nomenclatore tariffario, che stabilisce le tariffe massime da corrispondere agli erogatori per le prestazioni dell'assistenza specialistica ambulatoriale e protesica.

Come sottolinea O.Ma.R Osservatorio Malattie Rare, “il cosiddetto Decreto Tariffe è fermo sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni, nonostante la sua approvazione garantirebbe a tutti i cittadini, a partire dai pazienti e dai loro familiari, l'aggiornamento delle tariffe della specialistica ambulatoriale e del comparto protesico, e quindi l'erogazione uniforme, su tutto il territorio nazionale, di nuove e lungamente attese prestazioni”.

Lo stallo comporta anche un blocco nell’aggiornamento del panel degli screening neonatali. In Italia, lo screening neonatale è obbligatorio e offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati dal 1992 (Legge 104/1992) per tre malattie: fenilchetonuria, ipotiroidismo congenito e fibrosi cistica. Grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, è stato possibile estendere lo screening neonatale ad un ampio spettro di malattie metaboliche ereditarie, per cui si è iniziato a parlare di Screening Neonatale Esteso – SNE.

Con la Legge 167/2016 si è compiuto un importante passo avanti, grazie all’inserimento dello SNE per le malattie metaboliche rare nei LEA, in modo da garantire lo screening a tutti i nuovi nati. L'Italia è così diventata il Paese europeo con la politica di screening neonatale più avanzata. Il 2017 ha segnato un altro passaggio fondamentale grazie all’inserimento dello SNE nel DPCM che definisce e aggiorna i Livelli Essenziali di Assistenza.

Allo stato attuale, lo SNE comprende oltre 40 malattie metaboliche ereditarie e la Legge di bilancio 2019 (art.1 c. 544), che ha modificato la legge 167/2016, ha esteso lo screening neonatale alle malattie neuromuscolari genetiche, alle immunodeficienze congenite severe e alle malattie da accumulo lisosomiale. La legge ha stabilito, inoltre, la “revisione periodica, almeno biennale, della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale, in relazione all’evoluzione nel tempo delle evidenze scientifiche in campo diagnostico-terapeutico per le malattie genetiche rare”. Secondo quanto evidenziato dalla seconda edizione del “Quaderno SNE - Prospettive di estensione del panel”, realizzato da OMaR con il patrocinio di Fondazione Telethon, “grazie ai progressi della medicina, il numero di malattie per le quali oggi si potrebbe intervenire precocemente è salito a 10”, dalle 7 che già avevano tutte le carte in regola per essere inserite nel panel di quelle ricercate attraverso lo screening neonatale. Quindi, “oltre alle malattie di Fabry, Gaucher, Pompe, mucopolisaccaridosi di tipo I (MPS I), atrofia muscolare spinale (SMA), immunodeficienza ADA–SCID e adrenoleucodistrofia X-linked (X–ALD)”, si aggiungono altre 3 patologie: “l’immunodeficienza PNP–SCID, le altre immunodeficienze rilevabili con test TREC/KREC e la sindrome adrenogenitale”.

In questo contesto, anche per Assobiotec risulta urgente l’approvazione del Decreto Tariffe, per garantire l’attuazione dei nuovi LEA, e di conseguenza l’aggiornamento del panel degli screening neonatali, fermo al 2016. Secondo la nostra associazione il panel dovrebbe essere aggiornato ogni 6 mesi.

Garantire un accesso omogeneo e tempestivo alle terapie

Il Testo Unico Malattie Rare, tra le sue finalità, prevede interventi volti a garantire l’uniformità della erogazione sul territorio nazionale delle prestazioni e dei medicinali, inclusi quelli orfani.

Secondo quanto emerge dal 6° Rapporto Annuale dell’Osservatorio Farmaci Orfani-OSSFOR, “in Europa sono 130 i farmaci orfani autorizzati dalla European Medicines Agency (EMA) per malattie e tumori rari, di cui 122 sono già disponibili in Italia: l’80% è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e il restante 20% è in fascia C o in attesa di negoziazione”. In termini di accesso, l’Italia è seconda solo alla Germania, prima nella classifica europea. Ma, come riportato dal Corriere della Sera, “il gap è giustificato dal fatto che in Germania, a differenza del resto d’Europa, il prezzo di questi prodotti non è soggetto a una negoziazione preventiva tra l’agenzia regolatoria tedesca e l’industria farmaceutica e quindi il loro accesso è pressoché immediato”, ha spiegato Francesco Trotta, dirigente dell’ufficio di monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). In particolare, come evidenzia l’indagine, negli ultimi anni si è osservata una tendenza alla riduzione della durata dell’iter autorizzativo a livello nazionale: tra autorizzazione da parte di EMA e determina del prezzo e rimborso da parte dell’AIFA, infatti, si osserva una riduzione dai 24 mesi del periodo 2012/2014 a 20 mesi del triennio 2018/2021. Scendendo al livello regionale, è bene sottolineare che il Testo Unico prevede che i farmaci orfani siano resi immediatamente disponibili da tutte le Regioni. “L’approvazione della Legge 175/2021 e della norma che prevede l’inserimento dei farmaci per malattie rare nei prontuari locali è certamente una tappa molto importante, che anche l’industria attendeva da tempo”, commenta Fulvia Filippini. Intanto, considerando il periodo 2016-2021, l’analisi mostra che “i tempi mediani entro cui i Servizi Sanitari Regionali rendono disponibili ai pazienti i farmaci orfani, si attestano intorno a 113 giorni”, ha precisato Trotta. Le Regioni più lente, stando sempre alla mediana dei tempi della prima commercializzazione, sono il Molise (con 455 giorni), la Valle d’Aosta (372 giorni), la Provincia autonoma di Trento (215 giorni) e la Basilicata (167 giorni). Di converso, quelle in cui l’accesso risulta più rapido sono la Lombardia (76 giorni), il Lazio (88 giorni), il Friuli Venezia-Giulia (91 giorni) e il Veneto (92 giorni). Secondo Assobiotec, è fondamentale garantire un accesso omogeneo e tempestivo alle terapie attraverso diversi interventi: l’eliminazione del processo di accesso regionale per farmaci orfani e medicinali con caratteristiche di farmaco orfano, ma approvati prima del Regolamento (CE) n. 141/2000 (i cosiddetti orphan-like) che abbiano completato il processo di rimborsabilità e prezzo con AIFA; il rispetto del termine dei 100 giorni per la conclusione della procedura di rimborsabilità e prezzo, così come stabilito dalla Legge 189/2012; l’approvazione del nuovo Piano Nazionale Malattie Rare con un finanziamento adeguato; la piena attuazione, a livello locale, della norma dei 60 giorni per inserire i farmaci orfani nei prontuari locali.



Credit: Osservatorio Farmaci Orfani

Definire un quadro normativo per l’home therapy

Da anni le associazioni dei pazienti chiedono una maggiore diffusione della terapia domiciliare, che al momento non viene consentita in maniera uniforme in tutte le Regioni. L’home therapy presenta diversi benefici, tra cui una maggiore aderenza alla terapia, una migliore gestione della somministrazione nell’ambito di impegni familiari e lavorativi, evitando assenze da lavoro o scuola e, soprattutto, traducendo in azioni concrete il bisogno di prossimità del sistema salute sentito dai pazienti.

“Con la Determinazione del 30 marzo 2020, AIFA aveva allargato l’accesso all’Home Infusion in considerazione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da COVID-19, riconoscendo la fragilità delle persone con malattia rara e il rischio che avrebbero corso di non poter continuare le terapie salvavita”, ricorda Fulvia Filippini. “Una decisione che ha portato, in questi anni, tanti indiscutibili vantaggi per i pazienti, che hanno potuto continuare i trattamenti in ambiente familiare senza perdere giornate di lavoro, scegliendo il giorno del trattamento, avendo garantito il diritto alla riservatezza sulla loro condizione patologica e senza doversi recare in ospedale, dove rischiavano gravi rischi nelle loro condizioni. Vantaggi che i malati rari rischiano di perdere. Dovrebbe essere invece l’occasione per raccogliere tutte le buone esperienze sperimentate durante la pandemia e continuare a dargli prosecuzione”, sottolinea Filippini.

Per Assobiotec, poter fruire dell’Home Infusion e poter avere accesso a innovativi strumenti di telemedicina in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale rappresenta la concreta applicazione del principio di prossimità evocato dalle molte riforme previste dal PNRR nell’ambito della salute, oltre a costituire uno strumento efficace per la minimizzazione del potenziale rischio di discontinuità nei trattamenti.

Partendo da queste considerazioni, per l’Associazione è necessaria la definizione di un modello organizzativo che renda effettiva la fruizione di terapie a domicilio, sul modello di quanto già attuato da AIFA durante il periodo di emergenza sanitaria.

Allargando lo sguardo, Anna Chiara Rossi sottolinea “il ruolo stesso che l’industria farmaceutica può giocare per migliorare il sistema, promuovendo lo sviluppo di partnership tra pubblico e privato, o comunque forme di collaborazione innovative con gli interlocutori pubblici: basti pensare alla possibilità di offrire servizi dedicati ai pazienti che il settore pubblico a volte non è in grado di erogare o eroga in maniera non soddisfacente per le peculiari esigenze dei pazienti rari. E ancora, oltre all’assistenza domiciliare e alla Home Infusion, si pensi ai servizi di trasporto dei pazienti oppure ai vari servizi di supporto psicologico e fisioterapico che offrono molte aziende farmaceutiche, rappresentando ottimi esempi di collaborazione”.

Sostenere la ricerca sulle malattie rare

Sul fronte della ricerca, il Rapporto MonitoRare 2022 registra una crescita del peso degli studi clinici autorizzati sulle malattie rare sul totale delle sperimentazioni cliniche: dal 25,5% del 2017 al 31,8% del 2021, passando per il picco del 32,1% del 2019. In aumento il numero degli studi clinici autorizzati sulle patologie rare che sale a 260 nel 2021 (erano 195 nel 2020).



Credit: Uniamo - Rapporto Monitorare

Le sperimentazioni cliniche su queste malattie in Fase I e II hanno sfiorato la soglia del 50% del totale (49,2%) nel 2021.

“L’Italia ha un importante know-how scientifico che spesso si limita alla sola ricerca di base senza raggiungere, nella scoperta di nuove cure, la dimensione clinica. Ciò accade soprattutto per la limitatezza delle risorse economiche destinate alla ricerca. Rispetto alle malattie rare, poi, la ricerca non solo è spesso più onerosa, ma per raggiungere risultati significativi richiede connessioni con le reti europee e internazionali”, commenta Anna Chiara Rossi. “In questo contesto la capacità di collaborare tra pubblico e privato assume un requisito di essenzialità, non solo perché il know-how delle aziende farmaceutiche ha un valore facilmente immaginabile, ma anche perché produrrebbe risultati che non sempre il settore pubblico è in grado di raggiungere da solo. A questo bisogna aggiungere la circostanza che proprio la delimitazione del cosiddetto ecosistema delle malattie rare consente di testare alcune innovazioni che, in prospettiva, possono portare benefici ben oltre l’ambito di queste patologie”, conclude Rossi.

 
Credit: Uniamo - Rapporto Monitorare

Tema fondamentale è anche la discussione in corso in Europa sulla Orphan Medicinal Products Regulation. L’attuale Regolamento è stato senz’altro una storia di successo, contribuendo allo sviluppo di oltre 200 nuovi trattamenti per le malattie rare e ci auguriamo che non ci sia un peggioramento del sistema degli attuali incentivi che hanno assicurato lo sviluppo di tante terapie per i pazienti affetti da malattie rare, ben consapevoli che c’è ancora molta strada da fare”, aggiunge Fulvia Filippini.

Nel solco tracciato dal Testo Unico sulle Malattie Rare, infatti, Assobiotec auspica un continuo e costante impegno attraverso l’individuazione e l’implementazione di ogni necessaria misura al sostegno della ricerca sulle malattie rare e dell’adeguata valorizzazione dei farmaci orfani, a livello europeo e a livello degli Stati Membri, consapevoli del fatto che tutti i farmaci orfani vanno a soddisfare bisogni terapeutici insoddisfatti.

L'articolo è stato redatto dal giornalista Marco Arcidiacono, nell'ambito del progetto "Biotech, il futuro migliore". Il progetto nel 2023 è realizzato da Federchimica Assobiotec, con il supporto di StartupItalia e grazie al sostegno di AbbVie, AGC Biologics, Alexion, Aptuit Verona (an Evotec company), AstraZeneca, Biosphere, BMS, Chiesi, DiaSorin, Genenta Science, Gilead, Novartis, Pfizer, Roche, Rottapharm Biotech, Sanofi, Takeda, UCB, Vertex.

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